mercoledì 30 novembre 2011

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Learning organization e leadership trasformazionale


Ho partecipato ieri alla seduta di tesi per il mater in "Management infermieristico per le funzioni di coordinamento" e ho avuto la piacevole occasione di essere relatore di due tesi relative al tema dell'apprendimento dall'esperienza e stili di leadership. Beatrice Bao e Barbara Colacci hanno svolto un lavoro davvero interessante riportando modelli e riflessioni in cui è stata più volte ricordata l'importanza di valorizzare le risorse dei propri collaboratori, creare un clima di fiducia, progettare un contesto di lavoro che favorisca un apprendimento continuo e una propensione all'innovazione.
Nella tesi della dott.sa Bao è emersa la centralità della riflessività sul far,e al fine di delineare i fattori più significativi per attuare una learning organization in cui il coordinatore infermieristico diviene un innovatore che sa apprendere dai problemi e capitalizzare la propria esperienza.
Nella tesi della dott.sa Colacci la centralità è stata posta sul tema dell'empowerment e di uno stile di leadership trasformazionale, in cui la credibilità del leader, la capacità di avere una visione condivisa e la valorizzazione del gruppo sono alla base di un buon clima lavorativo e una minore turnazione.

lunedì 12 settembre 2011

Master in Consulenza educativa e accompagnamento in contesti di caring

Mi permetto di segnalare il Master di primo livello in Consulenza educativa e accompagnamento nei contesti di caring, proposto in Università Cattolica del Sacro Cuore - sede di Brescia a partire da Ottobre 2011.

Promotori
Su iniziativa del Centro Studi Pedagogici sulla Vita Matrimoniale e Familiare (Ce.S.Pe.F.).
Con la collaborazione di SINTEMA (ricerca consulenza formazione).
Destinatari

Il Master è rivolto a laureati di qualsiasi Facoltà, in possesso di laurea almeno triennale.
In particolare verrà favorita la partecipazione di operatori con una esperienza lavorativa in ambito scolastico o nei servizi alla persona, presso enti pubblici o del privato sociale.

Finalità
Il Master si propone di formare un operatore nel campo della consulenza e dell’accompagnamento educativo, impegnato nei contesti territoriali di caring.
La sua professionalità sarà il risultato di un percorso di approfondimento scientificoculturale, training educativo, di maturazione personale e di acquisizione di metodi e tecniche relazionali finalizzate a sviluppare capacità di empatia e di ascolto, con una forte impronta non direttiva, per stimolare negli utenti l’assunzione di decisioni autonome e costruttive, nonché la ri-definizione di eventuali schemi di comportamento disfunzionali.
Qui il collegamento alla pagina dell'Università http://brescia.unicatt.it/masters_9510.html

giovedì 7 luglio 2011

Tematiche per il prossimo a.a. per gli studenti di SFP dell'Unimol


Un piccolo catalogo di affermazioni (da evitare) molto ricorrenti nei dibattiti, in molti scritti, nelle conversazioni tra addetti ai lavori sul mondo della scuola e dell’educazione.

Hanno tutti una caratteristica: mescolano elementi di verità con dosi consistenti di imprecisione. Da tale miscela emerge sempre una sorta di inconsapevole rinuncia ad approfondire, precisare, specificare; ma filtra anche una (inconsapevole?) disponibilità al conformismo, all’opportunismo. L’ovvietà, predicata “come se” fosse “verità” si presta al sonno della critica.

LA SCUOLA NON È UN’IMPRESA!
È ovviamente vero, ma... Se diamo al termine “impresa” il suo significato di “impegno collettivo” per giungere a un risultato comune, utilizzando al meglio le risorse, organizzando il lavoro collettivo, creando condizioni per la ripetibilità del risultato e possibilmente per il suo miglioramento, allora certamente la scuola è una impresa. Ovviamente le imprese sono diverse: ...

CI VUOLE L’ALLEANZA TRA SCUOLA E FAMIGLIA
Eschilo fa dire a Laio, dall’oracolo: “Per il bene della città, morirai senza discendenza”. Segna in tale modo, nella fondativa esperienza della democrazia ateniese che sta all’origine della nostra tradizione culturale, la dialettica e contrapposizione tra genos e polis; tra appartenenze ristrette e cittadinanza. Non che le prime siano prive di valore; ma il soggetto se ne trova immerso suo malgrado; la seconda è invece fondata sul principio di “deliberazione”

LA CENTRALITÀ DEL SOGGETTO
“Mettere il soggetto al centro”, nei processi di formazione, sembra una sorta di affermazione di salvaguardia rispetto a “manipolazioni” o “inculcamenti”, omologazioni; esortazione a “personalizzare”, confondendo “persona” con “individuo...

IL FUTURO È LA SOCIETÀ DELLA CONOSCENZA
Dall’invenzione dell’agricoltura (16 mila anni) il 90% della biomassa del pianeta è stata selezionata a rappresentare poco più di una decina di piante alimentari e altrettanti animali, sulle migliaia disponibili “in natura”. Una millenaria selezione, che ha trasformato il pianeta e la sua natura, che è partita dalla “conoscenza” estesa e diffusa delle popolazioni ...

OCCORRE VALORIZZARE IL MERITO!
Sono ansioso di scoprire qualcuno che sostenga, con altrettanta enfasi, il contrario ( certo lo si fa in pratica, lo sappiamo, ma senza dirlo e tanto meno sostenerlo). “Valorizzare” però significa “assegnare valore” e dunque occorrerebbe sciogliere l’ambiguità dell’ovvio definendo in modo sensatamente ...

OCCORRE GARANTIRE IL SUCCESSO FORMATIVO
L’ambiguità del termine “successo” è somma. A scioglierla non contribuisce certo il fatto che il termine si cominciò a utilizzare avendo di mira i processi di selezione e esclusione dall’istruzione e per sottolineare la necessità di recuperarne i guasti personali e sociali. Usare la parola “successo” (che ha un originale significato selettivo: affermarsi, vincere, conquistare...) quando si abbia a che fare con il rimediare ...

BISOGNA FAR FUNZIONARE L’ASCENSORE SOCIALE
Affermazione legata alla precedente per molti versi. Che i “migliori” debbano andare avanti lo afferma anche la nostra Costituzione. E la “meritocrazia” è un tormentone storico da Platone in poi. Ma a chi si diletta di tale espressione (l’ascensore) occorrerebbe ricordare che ...

DIFENDERE IL VALORE LEGALE DEL TITOLO DI STUDIO
L’istanza viene, spesso rabbiosamente, ripetuta da chi in essa iscrive la garanzia del carattere pubblico dell’istruzione e l’affermazione di un diritto, che sarebbero sintetizzati nella certificazione dello Stato. Storicamente il “valore legale” del titolo di studio è stato un elemento del compromesso sociale...

BISOGNA COMBATTERE CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DELLA SCUOLA
Detto così si tratta di battaglia giusta ma di piccola-piccolissima leva. La scuola privata e la paritaria costituiscono nel nostro sistema una realtà del tutto residuale, sia per quantità, sia ancor più per qualità. (Confrontare per esempio il peso che essa ha non solo nei paesi di tradizione anglosassone, ma anche in Francia). ...

BISOGNA INDIGNARSI
L’indignazione sembra proporsi come nuovo fronte e stile della lotta politica. Ed è del tutto evidente che materia per l’indignazione se ne fabbrichi abbondantemente in questa fase politica. Penso che l’indignazione sia come l’orgasmo dei cattivi amanti: dura un attimo e poi cede al sonno. Filtra però, dall’indignarsi (pure giustificato e necessario) un rivolo di “antipolitica”...

Ogni affermazione può essere approfondite nel sito education2.0

mercoledì 29 giugno 2011

Evoluzione tecnologica nella didattica: due tesi sui videogiochi


Martedì 28 è stata una giornata in cui Scienze della Formazione Primaria dell'Unimol ha laureato numero studentesse meritevoli. In particolare, ho avuto la fortuna di avere due correlazione davvero interessanti relative rispettivamente a due tesi nell'ambito del corso di Tecnologia dell'istruzione del prof. Bruni. La prima tesi, realizzata dall'attuale dott.ssa Angela Marrone ha sviluppato una riflessione e una sperimentazione su SPORE un notevole videogioco utilizzato per l'apprendimento nella scuola primaria nell'ambito del corso di Scienze. La seconda tesi, realizzata dalla dott. Silvia Mastrocola ha posto l'attenzione sull'uso della Wii sempre nella scuola primaria attraverso una specifica sperimentazione.
Mi permetto di mettere in evidenza alcuni passaggi significativi: l'incredibile sviluppo della tecnologia dei videogiochi che permettono un'apertura sociale del gioco, attraverso la collaborazione/competizione con altri "giocatori", l'attività ludica come specifica occasione di apprendimento, in particolare nell'ambito scolastico e con materie solitamente ostiche come la matematica e scienze, il valore culturale del videogioco che permette una progressiva costruzione di un artefatto cognitivo e culturale espressione del processo e dell'ambiente che si sviluppano nella pratica del gioco, nonché la dimensione connessa con la motivazione e la finalizzazione del proprio impegno per raggiungere gli obiettivi.
Nei due lavori che presentano anche una sperimentazione precisa in ambito scolastico emergono molti altri aspetti decisamente interessanti sia dal punto di vista didattico sia dal punto di vista della metodologia del gioco e dell'animazione.
Ringrazio il prof. Bruni per avermi coinvolto nella correlazione delle tesi e faccio i più sinceri complimenti, e un grosso in bocca al lupo alle neo dottoresse.

mercoledì 1 giugno 2011

Ed. Permanente e adulti - Unicatt-Poli Infermieristica. La consulenza educativa

L'ultima lezione del corso ha visto un interessante confronto sul tema dell'aultità e della consulenza educativa.
Riguardo al primo una mappa ha permesso di fare emergere i significati comuni relativi all'essere adulto aprendo poi il dibattito fra la distanza tra il modello e la realtà. Da qui l'animato confronto sui temi dell'autonomia, della responsabilità, della libertà come quelli del cambiamento, della regressione, della molteplicità e della differenza. Un focus interessante è il rapporto fra principi universali e pluralità della differenza.
Lascio a voi corsisti lo spazio per proseguire il confronto.
Riguardo al tema della consulenza educativa i riferimenti sono tratti dal volume di D. Simeone, La consulenza educativa, edito da Vita e Pensiero. I temi essenziali rimandano alla relazione d'aiuto, al riconoscimento delle risorse presenti nella persona e le sue competenze da cui avviare un progetto di sviluppo di nuove competenze per gestire se stessi nelle differenti situazioni che la realtà pone.
Qui le slide finali.
In chiusura, ringrazio ad uno a uno ogni corsista per la presenza attenta e partecipata alle lezioni, offrendo a me l'ennesima opportunità di apprendimento!

martedì 24 maggio 2011

Ed. Permanente e adulti - Unicatt-Poli Infermieristica. L'educazione adulti

Come abbiamo visto a lezione l'educazione degli adulti può assumere una pluralità di modi di espressione: dai più formali a situazione decisamente informali. In particolare, formare adulti richiede specifiche attenzioni che M. Knowles ha espresso molto bene: l'importanza del senso dell'apprendimento per l'adulto, ovvero è necessario che un adulto abbia un punto d'avvio, un problema da risolvere, un interesse specifico. Si può tranquillamente dire che un adulto non apprende per l'autorità espressa dell'educatore in sé, quanto nel senso che può dare all'adulto le competenze che vengo indicate per gestire la propria quotidianità. Un altro aspetto significativo è l'esperienza maturata dall'adulto che diventa un background dal quale è necessario partire per articolare un percorso di formazione. Infatti, un aspetto metodologico centrale è una sorta di com-partecipazione alla progettazione degli eventi formativi. Più l'adulto si sente protagonista del proprio apprendimento, più è possibile che raggiunga gli obiettivi previsti.
Di rilievo sono le quattro dimensioni indicate da Demetrio (amorosa, operativa, ludica, luttuosa) che connotano l'agire delle persone e in particolare esprimono dimensioni attraverso le quali condurre verso possibili cambiamenti e apprendimenti.
Ma quali caratteristiche ha un adulto?
Quali caratteristiche possiamo associare la periodo dell'adultità?

Qui le slide.

giovedì 19 maggio 2011

Visiting dietiste Unimol a Brescia

Il 17 maggio un gruppo di allievi del corso di laurea in Dietistica dell'Università del Molise è venuto a Brescia per un visiting professionale presso due realtà importanti: l'Ufficio Educazione alla salute dell'ASL di Brescia e l'Unità Operativa di Diabetologia degli Spedali Civili di Brescia.E' stata una giornata da ricordare sia per la simpatia e l'entusiasmo di questo fantastico gruppo di dietiste/i sia per l'interesse suscitato dall'incontro con alcuni professionisti del settore.
La realizzazione dell'iniziativa, grazie anche al fondamentale supporto del prof. Salvadori, presidente del corso di Laurea, ha permesso di far conoscere due esperienze di intervento nell'ambito dell'educazione all'alimentazione: la prima rivolta alla cittadinanza attraverso il capillare lavoro degli operatori dell'ASL sul territorio; la seconda attraverso l'imperterrito lavoro dell'équipe dell'U.O., il quale mira ad educare i pazienti diabetici a saper gestire la propria dieta attraverso il corretto conteggio dei carboidrati.

L'incontro con la dott.ssa Laura Antonelli responsabile dell'Ufficio dell'Educazione alla salute dell'ASL si è concentrato sulla dimensione sistemica dell'intervento educativo in ambito della salute e della corretta alimentazione, vedendo il coinvolgimento della dietista in stretta collaborazione con gli operatori che incontrano quotidianamente i pazienti (medici di base, pediatri, assistenti sociali, operatori del territorio, psicologi) e in stretta vicinanza con l'ambiente stesso in cui vivono le persone.
Infatti, se l'ambiente non permette, facilita e sostiene un
cambio di comportamenti attraverso anche la disponibilità di alimenti differenti, non esi
stono diete che raggiungono il loro obiettivo. I comportamenti sono sempre contestualizzati e l'ambiente ha un'influenza fondamentale.

L'incontro con il prof. Umberto Valentini, la dott.ssa Giuditta Grazioli e il dott. Ciminio dell'U.O. di Diabetologia ha messo in luce la complessità del calcolo dei carboidrati nella vita quotidiana e al tempo stesso, i tre testimoni hanno indicato l'importanza di saper declinare l'intervento nella vita reale del paziente senza eccessivi stravolgimenti, imposizioni e vincoli.

Anche in questo caso la relazione con il paziente diventa uno strumento fondamentale per raggiungere gli obiettivi prefissati.
All'interno dell'U.O. le ragazze e i ragazzi molisani hanno anche potuto sperimentare alcune modalità alternative di misura per il calcolo dei carboidrati, utilizzando strumenti tipici della cucina.


L'impegnativa giornata si è conclusa con una camminata e una cena nell'accogliente luce serale del golfo di Salò, lasciando nel cuore di tutti un bellissimo ricordo.

Ed. Permanente e adulti - Unicatt-Poli Infermieristica. L'educazione permanente


Siamo partiti dalla differenza fra il significato di Life Long Education e Life Long Learning evidenziando la dimensione dell'intenzionalità della proposta formativa da una parte e la possibilità di apprendimento continuo che contraddistingue ogni persona. All'interno di questo scenario la definizione data dalla comunità europea indica: "Qualsiasi attività di apprendimento avviata in qualsiasi momento della vita, volta a migliorare le conoscenze, le capacità, le competenze in un prospettiva personale, civica, sociale e/o occupazionale". Ciò che emerge con forza è l'importanza di costituire una sorta di società educante che sappia prendere in carico le potenzialità dell'apprendimento di ciascuno per offrire opportunità di autorealizzazione, cittadinanza attiva, inclusione sociale e occupabilità. Le proposte educative potranno essere quindi sincroniche (nel medesimo momento) nella pluralità degli ambienti di vita e diacroniche in ogni momento della vita. Questa attenzione nasce quindi non solo come necessità di adeguamento delle competenze alle esigenze economico-tecnologiche, ma anche come possibilità di compiere un personale progetto di autorealizzazione.
Qui le slide della lezione.

mercoledì 11 maggio 2011

Ed. Permanente e adulti - Unicatt-Poli Infermieristica: Le mappe

L'opera qui presentata "Ha testa mano piede cuore" di P. Klee rappresenta bene la pluralità di dimensioni che contraddistinguono la formazione e come questa pluralità sia ben descritta dalla teoria delle intelligenze multiple di H. Gardner.
Se abbiamo ipotizzato che l'apprendimento è un processo che connota ogni persona e si genera nel momento stesso che la persona si confronta con il mondo, ciò significa che l'apprendimento nasce da un'esperienza che coinvolge l'intera persona nella sua molteplicità di forme, dalla sua capacità cognitiva a quella fisico-motoria, come quella spa
ziale o ritmico-musicale.
Questo processo sinergico con il contesto diventa la sfondo attraverso il quale è possibile ip
otizzare interventi educativi e formativi che promuovano negli interlocutori coinvolti (dagli allievi ai docenti) azioni di cambiamento.
Sia Vygotskij che Piaget o autori contemporanei come Knowles o Engestrom affer
mano la centralità della relazione con il contesto ed attraverso questa esperienza guidata dalla necessità di risoluzione problemi o superare contraddizioni o incentivare risorse è possibile concretamente costruire nuovi saperi, artefatti culturali e cognitivi, strumenti e modelli concettuali che arricchiscono l'orizzonte stesso.
Attraverso lo strumen
to delle mappe cognitive diviene possibile conoscere ed affrontare al meglio il processo di problem solving che permette l'avvio di questo specifico circolo di apprendimento "ad espansione" (vd. expansive learning di Engestrom).

Qui qualche sistematizzazione.



venerdì 6 maggio 2011

Tramonto sull'adriatico - Due giorni al Master per Coordinatori infermieristici dell'UniMol


L'immagine del tramonto sull'adriatico ben rappresenta metaforicamente il ruolo del o della coordinatrice infermieristica (ex caposala), in altre parole viene chiesto qualcosa che sembra a primo avviso impossibile, ma in certe condizioni si può realizzare!
Con un bel gruppetto di infermiere socievoli e incuriosite ho passato un pomeriggio e una mattinata ragionando sulla dimensione dell'apprendere all'interno
delle unità operative e la funzione "educativa" richiesta alla coordinatrice.
I temi su cui si è concentrato il confronto sono stati vari, fra i quali l'apprendere dai problemi, valorizzare l'esperienza, l'importanza dell'apprendimento operativo e la formazione intesa come gruppo di miglioramento.
Basandosi sul contributo teorico di di J. Dewey, L. Vygotskij, M. Knowles e J. Bruner abbiamo riflettuto sull'importanza del contesto sociale e culturale nei processi di apprendimento e come, la progettazione di di questi contesti può favorire l'emergere nell'unità operativa di un vero e proprio clima di apprendimento
continuo.
Attraverso un lavoro di gruppo che ha richiesto alle corsiste di ragionare su un caso concreto di conflitto nell'équipe si è aperta l'opportunità di cambiare la prospettiva sulla formazione, trasformando l'immagine della formazione come prodotto, ad un'idea di formazione come processo in grado di partire dai problemi concreti vissuti nell'unità operativa e definire in progress le tappe necessarie per raggiungere una soluzione che sia effettivamente un apprendimento individuale e organizzativo.
All'interno di questo scenario il problema diventa nei fatti l'opportunità per innescare un processo
virtuoso di crescita di competenze a patto che si attivi sull'esperienza un'azione riflessiva intenzionalmente guidata.
Tale processo riflessivo merita attenzione in quanto permette di far emergere sia la dimensione razionale dell'esperienza sia la dimensione emotiva e affettiva. Solo attraverso un percorso di ri-appropriazione dell'esperienza, una sorta di narrazione condivisa nel gruppo è possibile identificare nuove competenze, nuovi modelli e nuove procedure che favoriscono il
miglioramento e l'innovazione. Si attua un processo di distanziamento e riavvicinamento in modo da cogliere le implicazione personali e del contesto che intervengono nell'agire pratico quotidiano.
Attraverso esempi concreti di gruppi di miglioramento e progetti di formazione sul campo abbiamo dato concretezza a
queste tematiche ricercando inoltre azioni concrete da attuare nelle proprie unità operative.
Un caloroso ringraziamento a tutto il gruppo che mi ha permesso di riflettere e imparare cose nuove e mi ha accolto con calore nonostante l'inflessione nordica nella parlata e nei ragionamenti!!

venerdì 29 aprile 2011

Ed. Permanente e adulti - Unicatt-Poli Infermieristica

Ha preso avvio il corso di Educazione permanente e degli adulti per il corso di laurea in Scienze infermieristiche presso l'Università Cattolica con sede presso la Fondazione Poliambulanza.
Il gruppo degli "allievi infermieri" si è dimostrato da subito attento e partecipativo raccogliendo alcuni stimoli e provocazioni per sollecitare il confronto e l'interazione.

La prima questione con la quale ho sollecitato il gruppo a confrontarsi è relativa alla diversità di significati che si attribuiscono al tema dell'educazione e dell'apprendimento.
Fin da subito sono emersi numerosi significati attribuiti a questi termini e poi successivamente tratti dall'esperienza personale. Sono stati evidenziati il tema delle risorse personali, dell'ascolto e ancora, le norme, le regole, la responsabilità, il trar fuori (qualche ricordo del liceo socio-psico-pedagogico), consapevolezza...

Da qui abbiamo raggruppato le modalità di apprendimento secondo tre livelli: superficiali, operativi e profondi specificando per ogni livello le caratteristiche e le conseguenze che ne derivano dal momento che ci si pone come educatori.

Altro passo significato è stato il confronto con alcuni modelli di apprendimento che hanno segnato la storia, dall'approccio comportamentista di Skinner, alla teoria di campo di K. Lewin, nonché il procedere dell'apprendimento secondo la logica della scoperta di J. Bruner.

Questi riferimenti teorici sono stati introdotti da due sequenze recuperate da due celebri film: Scoprendo Forrester e Genio Ribelle. Nel primo caso abbiamo "guardato"le fasi della costruzione della relazione educativa tra W. Forrester e Jamal, fino all'avvicinamento fra i due e la rispettiva fiducia reciproca. La seconda sequenza, tratta da Genio Ribelle, è recuperata dal famoso dialogo della panchina in cui R. Williams chiede al geniale Matt Demon di iniziare a raccontare di sé.

Prossime tappe: l'approccio costruttivista a partire dalla proposta di Vygotskij.

Qui il link alle slide presentate a lezione.

martedì 12 aprile 2011

L'analisi dei bisogni - Due giorni con le ASL piemontesi

Lunedì 11 e martedì 12 aprile ho svolto due giorni di formazione, organizzati dall'ASL di Biella, con un gruppo di operatori (meglio -trici) della formazione delle ASL piemontesi. Il corso si è tenuto presso la Città Studi di Biella, un campus davvero splendido.
Le due giornate erano centrate sul tema dell'analisi dei bisogni e, in particolare, sulla tecnica dell'intervista. La partecipazione e
l'esperienza emersa nel gruppo hanno contribuito a focalizzare questioni e analizzare modelli ricercando collegamenti e declinazioni utili all'attività quotidiana.
Attraverso un
primo livello di riflessione ri-posizionato il mondo e il modo di fare formazione, enfatizzando l'importanza dei processi di apprendimento. In particolare, abbiamo condiviso la dimensione sociale dell'apprendere, il valore del contesto e
dell'attività costruttiva che i learner compiono quando apprendono in profondità. I riferimenti ai classici dell'apprendimento centrato sull'esperienza non sono mancati da Vygotskij a Bruner, da Piaget a Dewey, da Know
les a Engestrom.
Da qui l'idea che la formazione e i bisogni che si rilevano attraversano esigenze sia personali sia dell'organizzazione, a volte esplicitamente altre volte in modo implicito e nascoste nel
le pieghe della pratica quotidiana.
All'interno di questo scenario abbiamo identificato 3 livelli di analisi dei bisogni:
  1. AdB ad equilibrio precario
  2. AdB ad equilibrio statico
  3. AdB ad equilibrio dinamico
Il primo livello descrive situazioni e modalità di rilevazione del fabbisogno limitate all'incontro e al dialogo fra un committente e il formatore, situazioni in cui il tutto si gioca nell'opera
di mediazione e negoziazione che si sviluppa fra i due protagonisti. Entrambe con interessi e bisogni da perseguire. Modalità teorica che mette in rilievo il limite della rilevazione del fabbisogno, da realmente molto diffusa data l'economicità.
Il secondo livello, chiamato ad equilibrio statico rappresenta l'analisi dei bisogni come un processo di ricerca teso a comprendere oltre ai bisogni dell'organizzazione anche i bisogni dei par
tecipanti attraverso un procedere metodologico tipico della analisi quantitative: interviste standardiazzate e questionari. L'elaborazione delle risposte molte volte già codificate diviene la base per pianificare l'attività di formazione.
Il terzo livello, pone l'accento sull'importanza del coinvolgimento dei soggetti in formazione, considerando che l'apprendimento avviene principalmente quando i learner sanno dar
e un senso alle nuove conoscenze, le impiegano per risolvere problemi concreti e quotidiani, partecipano attivamente alla formulazione dei nuovi saperi. Quindi, l'analisi dei bisogni non è più una fase precedente l'attività d'aula, ma essa stessa diviene parte del processo di apprendimento che si sviluppa prevalentemente fuori d'aula e dentro i luoghi di lavoro (workplace learning). In questo caso, il formatore diviene un interlocutore per far esprimere i partecipanti in mod
o che possano narrare le loro storie di vita professionale, mettano in luce le aree di criticità, vi sia una presa di consapevolezza rispetto ai propri bisogni.
In questo caso l'analisi qualitativa delle possibili interviste o focus group rappresenta la modalità più consona per comprendere le problematiche lavorative e dare il sostegno alle persone, al gruppo di lavoro, alla comunità di pratiche al fine di ricercare la propria area di miglioramento.
La formazione diviene in questo caso una consulenza formativa in cui il formatore si po
ne come un facilitatore di processi che lavora a fianco di altri professionisti per il superamento dei confini che delimitano le terre già conosciute a favore di nuove modalità e nuove conoscenze.
I partecipanti hanno riflettuto, si sono confrontati ed anche sperimentati su questi temi mettendo in luce anche tematiche relative alla metodologia della ricerca, con il supporto di esempi ed esperienze condotte in altri contesti.

Un caloroso ringraziamento lo rivolgo ad ogni singolo partecipante e al servizio di formazione dell'ASL di Biella che con pazienza mi ha atteso per queste due intense giornate.
A riguardo mi permetto di segnalare che il servizio di formazione dell'ASL di Biella sta da tempo riflettendo sulla formazione, sulle comunità di pratiche, sull'apprendimento dall'esperienza attraverso convegni, esperienze sul campo e la guida illuminata del dott. Alastra e della dott.ssa Introcaso.

Qui un link al file con le slide che hanno fatto da corollario all'esperienza.

venerdì 18 marzo 2011

Narrazione riflessione cambiamento

In occasione di un seminario per gli studenti del III anno del Corso di Laurea in Infermieristica dell'Unicatt. Poliambulanza di Brescia ho presentato un percorso per ragionare insieme sul tema della narrazione. La presentazione di alcuni stimoli volevano sollecitare l'importanza del pensiero narrativo come forma di conoscenza e di apprendimento sia nella vita quotidiana sia nell'esperienza professionale.
Molte delle sollecitazione emergono dagli scritti di Piercesare Rivoltella che hanno dato il quadro di riferimento teorico, infatti dopo alcune definizioni tratte da Segre e da Casetti - Di Chio sulla narrazione abbiamo osservato due modi di narrare: l'opera d'arte pittorica della Danza Macabra sul muro della Chiesa di Pinzolo, del 1539, e il una breve sequenza del racconto di Marco Paolini sulla tragedia del Vajont. Da qui abbiamo sistematizzato il significato del pensiero narrativo con l'aiuto di J. Bruner e la centralità della narrazione per la costruzione dell'identità. Si veda a riguardo l'importanza della narrazione delle favole per i bambini (da Pinocchio a Peter Pan, dal flauto magico al Piccolo Principe) fino a ad arrivare ad alcuni miti attuali di cui sono narrate le loro gesta da Rita Levi Montalcini, per passare da Baggio e Lady Gaga, fino ad arrivare a B. Obama. Ciò che emerge è che le narrazioni che permettono di comprendere il mondo intorno a noi, nonché favoriscono la presa di consapevolezza della nostra posizione nel mondo offrendoci l'opportunità dai dare un senso e un significato alle nostra personali "gesta".
Da qui l'importanza della biografia e della scrittura biografica e per l'occasione abbiamo guardato il film Invictus, con la sequenza denominata "sono il capitano della mia anima". Il racconto biografico permetto di ri-conoscere le proprie azioni, di concatenare una serie di eventi "messi in intrigo" fra loro secondo il personale punto di vista del narratore. Un ordine cronologico soggettivo che attribuisce un senso agli avvenimenti, e una modalità di racconto che rafforzano alcuni aspetti ed eventi mette in luce solamente alcune modalità di lettura, mette in luce dettagli rimasti in ombra.
La breve sequenza in cui viene analizzato il dipinti dell'ultima cena all'interno del film Codice Da Vinci rafforza l'importanza della dimensione comunicativa, del rapporto fra luci ed ombre, fra ciò che si vuole vedere e ciò che viene negato.
Se passiamo dalla narrazione individuale a quella di gruppo si apre la possibilità di rivedere la vita organizzativa come una storia narrata in cui il sapere storico-culturale che si sedimenta nel tempo rappresenta quell'orizzonte di senso che permette di rileggere i singoli eventi che quotidianamente scorrono. Un'organizzazione sempre più caratterizzata per l'enigma, il confuso, l'intreccio, l'inatteso.
Infine, alcune sollecitazione presa da G.P. Quaglino in cui si stimola a considerare la narrazione come una modalità per restituire all'interiorità del sé, ciò di cui si è fatto esperienza. Una restituzione che si basa sulla riflessività per illuminare un nuovo dettaglio, accendere un nuovo punto di vista, un invito alla riappropriazione e alla riscoperta di sé.

giovedì 24 febbraio 2011

Educare al pensiero critico e libero

Tratto da Isabella Bossi Fedrigoni, Corriere della Sera, 24 febbraio:
"Grazie a voi ragazzi di quella terza media di Catanzaro che siete stati più generosi, più civili, più veri uomini e vere donne della vostra preside. Grazie per aver detto no a uscite, no a gite, no a giornate di orientamento fuori sede se uno dei vostri compagni di classe avesse dovuto, per ordine superiori, rimanere a casa: il compagno più debole, tra l'altro, con sindrome di Down, non dunqnue una di quelle disabilità che implicano spostamenti problematici, carrozzina, incapacità di muoversi e camminare.
Non siete stati soltanto amici e fratelli per lui, ma anche padri e madri perchè l'avete protetto, l'avete difeso come solo i migliori genitori sanno fare: senza molti discorsi e con tranquilla, sicura determinazione".


sabato 29 gennaio 2011

Lab. MTLG - fase finale

Eccoci al termine del Laboratorio di Metodologia e tecnica del lavoro di gruppo. Gli ultimi bagliori hanno rischiarato il tema del cooperative learning e, in particolare, i lavori finali svolti dalle corsisti. Per quanto riguardo il Cooperative Learning abbiamo svolto un accenno veloce su alcuni punti centrali di questo fantastico metodo di lavoro di gruppo dall'interdipendenza, alle abilità sociali, alla valutazione alla costituzione dei gruppi fino ad arrivare alle modalità del jigsaw o del group.
Riguardo alle presentazioni sono emerse numerose unità di apprendimento che saranno poi condivise tra le corsiste.
Allego qualche immagine relative alle presentazioni.
Per ora ringrazio calorosamente tutte le corsiste e rinnovo l'appuntamento per l'8 febbraio, ricordo a tutte che è necessari prenotarsi sul portale.


mercoledì 12 gennaio 2011

Lab.Mtlg - Esercitazione etichette

Un'altra esperienza decisamente coinvolgente è stata l'esercitazione delle etichette.

I partecipanti dovevano discutere su un tema a loro noto e raggiungere un'opinione condivisa, vincolati però da un'indicazione specifica: ognuno aveva applicato sulla fronte un'etichetta con indicato un particolare atteggiamento che lo connotava, a lui ignoto, ma note agli altri. In altre parole, i diversi interlocutori dovevano rivolgersi agli altri tenendo conto dell'atteggiamento che caratterizzava questa persona. Nell'immagine si vede come le ragazze (e un ragazzo) avevano un'etichetta in cui era indicato: autoritario (obbeditemi), esperto (chiedetemi consiglio), insignificante (ignoratemi), il disperato (incoraggiatemi) e il comico (faccio sempre ridere). Ogni singola partecipante non sapeva del proprio ruolo, ma gli altri si rivolgevano a lei adeguando il proprio intervento all'atteggiamento che caratterizzava la persona.
E' emersa un'esercitazione molto interessante che ha permesso di riflettere sul tema del pregiudizio, sul senso di inclusione o esclusione, del potere esercitato e del riconoscimento da parte degli altri.
Qui un link filmato1, filmato2, filmato3 per seguire ripercorrere la discussione e l'analisi svolta in aula.

sabato 8 gennaio 2011

Lab. MTLG - Hallow Square

Un gioco che permette di far emergere dinamiche di gruppo e flussi comunicativi è Hallow Square: due squadre, una di progettisti l'altra di operatori con l'obiettivo di comporre un puzzle particolare. Le corsiste del CdL in Scienze Formazione Primaria dell'Unimol hanno messo tutto il loro impegno per raggiungere l'obiettivo. Il primo gruppo, le progettiste, hanno più volte ricercato la modalità più opportuna per comunicare al meglio all'operating team la soluzione da seguire per comporre il puzzle. Al termine dell'esercizio il gruppo non è riuscito a comporre completamente il disegno, ma poco c'è mancato. Nel debriefing successivo sono emerse diverse riflessioni interessanti: i ruoli svolti, le modalità per affrontare i problemi, le posizioni attorno al tavolo di lavoro, l'attribuzione di responsabilità, il clima di lavoro.