Il 17 febbraio ho avuto l'occasione di incontrare un bel gruppo di adolescenti e giovani dell'Oratorio di Caionvico (BS) per parlare del tema dell'animazione. Per l'occasione ho pensato di recuperare sette parole chiave che possono diventare un punto di riflessione sul "fare animazione".
1. Il sogno.
Il sogno, l'idea e l'energia che ne scaturisce sono il primo segno dell'animazione. Ogni animatore e ogni gruppo di animazione porta con sé un grande sogno, un disegno tratteggiato all'orizzonte che guida e da segno ad ogni scelta ed ogni azioni. E' il sogno che guida un viaggio, un cambiamento. Pacth Adams ha un grande sogno che caratterizza ogni azioni che svolge nella sua attività di clown-terapia, non sono semplici gesti occasionali, ma segni di un disegno più ampio, di una strategia che tende a realizzare il sogno.
2. La velocità del tempo
L'animazione è coinvolgimento, passione, immersione. Nel momento che si realizza un evento di animazione il tempo "vola" passa veloce, ci si immerge in un'attività che fa perdere il senso del tempo. Questa è la sensazione collegata al divertimento, alla soddisfazione, al vivere un momento piacevole e pieno di energia. Quindi il tempo dell'animazione è un tempo percepito come veloce. L'animazione richiede anche un tempo lento, di riflessione, di preparazione, di valutazione che richiede impegno e dedizione.
3. Musica
L'animazione è musica ed è come la musica, fatta di regole e emozioni. E' uno spartito di attività organizzate con precisione e che nel loro svolgersi promuovono emozioni. Come ogni spartito, anche nell'animazione c'è lo spazio dell'interpretazione, la possibilità per ognuno di esprimere le proprie risorse e talenti all'interno di un disegno condiviso che sa porre limiti e obiettivi, ma anche occasioni di trasporto ed ebrezza.
4. Il metodo
L'animazione segue un metodo, non sequenziale, previsionale, strutturato, rigido. Il metodo dell'animazione ha una logica combinatoria (mette insieme un pluralità di aspetti), una logica di apertura (attenzione a tutto ciò che accade durate l'attività) e una logica di co-costruzione (non c'è animazione se non c'è un incontro con l'altro). Il metodo però non sono istruzioni per l'uso, richiede una coscienza intelligente capace di andare oltre agli steccati per creare ogni volta un "artefatto" nuovo.
5. La cassetta degli attrezzi
L'animazione impiega almeno quattro strumenti: la relazione, attraverso la quale si apre il contatto con l'altro e si costruisce un rapporto di fiducia; l'intenzionalità, che esprime la finalità alla quale si tende; la personalità, ci si gioca in prima persona senza paura assumendosi responsabilità e oneri; la progettazione, non si anima a caso, si segue un progetto, un percorso che delinea il futuro senza incastrarlo in schemi fissi.
6. L'animatore
Ci sono cinque azioni centrali per coloro che vogliono essere degli animatore educativi: sensibilizzare, accendere i sensi, ri-vitalizzare le persone; promuovere, muovere verso nuovi orizzonti, far esprimere nuove risorse; rendere partecipi, coinvolgere, far sentire l'altro protagonista; provocare, stupire, giocare con l'inatteso; trasforma, genera il cambiamento, co-costruisce nuovi significati.
7. Gli strumenti
Ad ogni animatore il suo strumento, ad ogni bambino la modalità migliore per esprimersi: narrazione, musica, teatro, giochi nuovi e tradizionali, pittura, costruzioni, sperimenti, bans, clown, ecc. Ci sono un'infinità di strumenti che si possono utilizzare durante l'animazione, per ognuno è necessario rispettare però tempi, metodi, regole, ruoli.
A questo elenco manca un'altra parola chiave ma che richiede uno spazio specifico, il gruppo. A questo tema sarà dedicato il prossimo incontro.
Animazione
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Per approfondire
P. Triani, Ipotesi sul metodo dell'animazione, in AA.VV., L'animazione socio-culturale, Gruppo Abele, Torino.
L. Cadei, Le radici pedagogiche dell'animazione educativa, Educatt, Brescia.
M. Pollo, Educazione come animazione, LDC, Torino.